Cari Consales e D’Attis, almeno statevi zitti

di Gianmarco Di Napoli

Cari Mimmo Consales e Mauro D’Attis, francamente ne abbiamo le tasche piene. E vi assicuro che è un cortese eufemismo.

Abbiamo le tasche piene del vostro quotidiano rincorrervi con sterili polemiche, con attacchi di uno che innescano risposte dell’altro, e poi risposte alle risposte. In un estenuante gara a chi la spara più grossa per la quale non ci sarà mai un vincitore ma solo due perdenti. Ma soprattutto una gara della quale non frega niente a nessuno.

E’ talmente puntuale il vostro fronteggiarvi sul nulla che se non fossimo certi della vostra buona fede quasi ci verrebbe di pensare che ci state prendendo scientemente per i fondelli, che siete d’accordo a sollevare fuffa per spostare l’attenzione della gente dai problemi autentici: le occasioni che questa città sta perdendo, l’estremo degrado in cui sta precipitando. E che forse non siete in grado di affrontare.

Perché mentre voi litigate come Peppone e Don Camillo, Stanlio e Ollio, Ric e Gian (ma almeno quelli facevano ridere), la politica locale vive il suo momento di maggior degrado e voi lo alimentate ulteriormente questo degrado perché, in quanto sindaco e capo dell’opposizione, dovreste essere esempio di costruttività, di razionalità, di dialogo. E anche di scontro, che è alla base della democrazia. Ma il vostro non è uno scontro, è solo un continuo tamponamento in cui ognuno tenta di buttare l’altro fuoristrada.

E sulla scia delle vostre sterili incazzature quotidiane, innescate altri piccoli Mimmo e Mauro che non perdono occasione per intervenire a loro volta, gettando letame nel ventilatore con interventi sgrammaticati e autoreferenziali. Tanto per dire una cosa pure loro, per sentirsi vivi.

La politica cittadina si è trasformata in un teatrino e mentre voi ne sparate una al giorno, il Comune continua a essere gestito dai veri padroni: i dirigenti. Sono loro che comandano in questa città, mentre voi continuate a scrivere comunicati stampa (maledetti giornali on line) e a rilasciare interviste denigratorie, quelli se ci va bene fanno affari firmando determine che spesso sono utili solo a loro, se ci va male provocano danni spesso irreparabili.

Litigate, Mimmo e Mauro, e intanto Brindisi è nelle mani della ditta che dovrebbe occuparsi dei rifiuti ma resta sporca come le peggiori città del meridione negli anni Settanta. Ed è nelle mani della ditta che prepara i pasti per i nostri bambini, cucinati a 60 chilometri di distanza, dopo un mese di dieta forzata. E non ci sono parcheggi perché mentre procedono i lavori su via del Mare, quelli in viale Regina Margherita dovevano essere già terminati. E invece è tutto bloccato. La città, il porto, sono un cantiere.

Non ve ne state accorgendo, ma state perdendo una grande occasione. La state perdendo perché, nonostante sia nelle mani di una classe dirigente assolutamente non all’altezza, Brindisi è una città che aspetta solo di essere presa per mano, guidata verso una ripresa che non può non passare da un porto che dà timidi segnali di ripresa, da un aeroporto che è il migliore della Puglia, da un commercio che ha bisogno di essere sollecitato ma che è pronto a esplodere se solo gliene fosse concessa l’opportunità. Da un Centro che necessita di una accurata revisione di zone a traffico limitato e sensi di marcia per invogliare la gente a tornarci.

C’è un lungomare fantastico e ora anche la zona di via Spalato, dopo il restyling, diventerà appetibile e i vecchi locali delle agenzie di viaggio, ormai abbandonati, potranno ospitare negozi, bar e ristoranti. Sarebbe l’occasione della vostra vita lasciare un segno, tracciare un solco che un giorno possa far dire: “Questo lo hanno fatto loro”.

E allora, se siete in grado, spostate la vostra verve sul piano della costruttività, uno programmi e l’altro faccia pure opposizione. Litigate, ma per costruire, non per maramaldeggiare. Altrimenti, per favore, se non siete in grado di farlo, e non avete neanche il coraggio di farvi da parte, almeno una cortesia: statevi zitti.