Don Giampiero, il parroco blindato dalla Curia: tutti sapevano e nessuno parlava. Storia di silenzi e sussurri squarciata dalle “Iene”/RETROSCENA

di GIANMARCO DI NAPOLI

E’ una bruttissima storia di silenzi e omissioni quella che si sta delineando intorno alla figura di don Giampiero Peschiulli, l’anziano parroco della Santissima Trinità-Santa Lucia che da questa mattina è formalmente indagato per violenza sessuale e abusi nei confronti di adolescenti di sesso maschile che frequentavano la sua chiesa.

Da un lato infatti i carabinieri stanno cercando di appurare se le denunce raccolte, in verità molto precise, trovino riscontri nella documentazione, cartacea e digitale, custodita nella canonica e nel suo ufficio in chiesa. Dall’altro intendono chiarire se, e in che modo, la curia arcivescovile poteva intervenire e se in piazza Duomo siano mai giunte segnalazioni su presunti abusi perpetrati nella chiesetta di via Lata.

Per scoprire questo, per verificare se mai fosse stato chiesto in qualche modo l’intervento dell’arcivescovo (l’attuale o il suo predecessore), i carabinieri del Nucleo operativo di Brindisi si sono presentati quest’oggi, di buon mattino, per acquisire tutta la documentazione esistente su don Giampiero, compresi carteggi e missive.

Nelle stesse ore, altre militari bussavano all’abitazione del parroco 72enne, originario del Cagliaritano, notificandogli l’avviso di garanzia, con ipotesi di reato gravissime, ancor più ovviamente per un sacerdote, e perquisivano la sua abitazione, il suo studio e la sua auto. Gli investigatori erano alla ricerca di eventuale materiale pedo-pornografico (video e fotografie), ma anche di corrispondenza. Si parla di lettere ed email che il prete avrebbe scambiato con alcuni ragazzi, ma anche di missive dai toni minacciosi che qualche genitore gli avrebbe inviato sospettando attenzioni morbose nei confronti del figlio.

Tutto inizia con le Iene. Sembra che tutti sapessero, da anni, ma nessuno ha avuto mai il coraggio di parlare. Tanto che per aprire uno squarcio, forse definitivo, alla vicenda, è stato necessario il blitz di uno degli inviati di punta della trasmissione “Le Iene”, Giulio Golia, che più volte si è occupato di vicende di pedofilia nelle parrocchie. Il 15 settembra scorso, la troupe di Italia Uno si è infilata in chiesa cogliendo don Giampiero impreparato. Quando il sacerdote ha capito su cosa vertessero le domande ha iniziato urlare, ha buttato i giornalisti fuori e si è barricato sino all’arrivo dei carabinieri (la registrazione di quel servizio sarà mandata in onda questa sera nel corso della trasmissione “Le Iene”, su Italia Uno.

Ai militari ha raccontato di essere stato spaventato da qualcuno che si era presentato in chiesa all’improvviso e di non aver capito cosa quelle persone volessero. Ma gli investigatori, coordinati dal tenente colonnello Alessandro Colella, ci hanno voluto comunque vedere chiaro. Una volta accertato che si era trattato effettivamente delle “Iene” che si erano mosse sulla denuncia dettagliata di alcune persone, si sono messi a loro volta al lavoro conducendo indagini parallele e accertando che non si trattava di illazioni ma di vicende, purtroppo, apparentemente vere.

Secondo quanto emerso, alcuni ragazzini sarebbero stati vittime di abusi e di vera e propria violenza sessuale, non si sa bene se in casa, in parrocchia o in auto.

Capelli tinti, profumo e auto di grossa cilindrata. Don Giampiero Peschiulli non è aiutato certo da certe sue abitudini o dalla cura maniacale per il suo aspetto fisico per tentare di scacciare quei sospetti e anzi tutto ciò aveva contribuito, in tempi non sospetti, ad alimentare negli anni il chiacchiericcio nei suoi confronti: capelli tinti di nero con sfumature rosse, un immancabile profumo dalla flagranza fortissima e l’auto di grossa cilindrata.

Il tutto abbinato a un carattere singolare, che un paio d’anni fa lo spinse chiudere la chiesa perché, a suo dire, c’era qualcuno che rubava le offerte.

La stima di monsignor Talucci. Eppure, nonostante oltre 40 anni di sacerdozio quasi anonimi (fu ordinato nel 1972) e nonostante sia sempre stato un parroco lontano dai riflettori e mai considerato “di punta” tra quelli brindisini, ha goduto sempre di grandissima considerazione ai piani  alti di piazza Duomo. Destinato a una parrocchia storica come quella di Santa Lucia, incaricato della benedizione degli animali nella vicina chiesa delle Anime, Peschiulli era molto ben considerato già dall’arcivescovo Rocco Talucci che nella sua prima visita pastorale scelse proprio la Santissima Trinità e come prima parrocchia del Centro intrattenendosi a lungo con l’anziano prete che lodò pubblicamente.

Mai spostato. E anche il suo successore, Domenico Caliandro, nonostante abbia rimesso mano a molte parrocchie, rivoluzionando – anche in maniera dolorosa per molti fedeli – l’intera organizzazione ecclesiastica brindisina, non ha mai pensato di spostare don Giampiero dalla chiesetta di via Lata, nonostante l’età ormai da pensione e la disponibilità di tanti giovani sacerdoti ansiosi di mettersi a disposizione della Curia.

Una parrocchia molto attiva quella della Santissima Trinità che vive non solo di catechismo, ma anche dell’Apostolato della preghiera, di un importante Gruppo Famiglia e della presenza dell’Azione Cattolica.

Del resto Peschiulli godeva di una tale considerazione all’interno della curia che quando era parroco al quartiere La Rosa le suore vincenziane portavano da lui i ragazzini ospiti per lezioni di religione.

Seconda disavventura per Monsignor Caliandro. Monsignor Caliandro, Monsignor Caliandro ha ricevuto, questa mattina, la visita dei carabinieri. Ed è per lui la seconda situazione di questo genere in cui si trova, suo malgrado, coinvolto in pochissimo tempo.  Nel mese di gennaio 2014, primo vescovo in Italia, Caliandro era stato condannato quale responsabile della diocesi Nardò-Gallipoli a risarcire la somma di 20 mila euro alla vittima di abusi sessuali perpetrati da un sacerdote della sua diocesi, a sua volta condannato penalmente e sospeso. Ovviamente monsignor Caliandro non aveva avuto nessun ruolo diretto nella vicenda, ma è stato comunque citato per responsabilità civile e condannato al risarcimento per quella violenza sessuale.