Gli allagamenti sono finiti, ora pensiamo al prossimo mondiale di Motonautica/EDITORIALE

di GIANMARCO DI NAPOLI

Il paradosso è che nelle stesse ore in cui Brindisi era trasformata in un gigantesco catino e i vigili del fuoco si muovevano sulle strade con i gommoni per aiutare i cittadini in difficoltà, la giunta comunale aveva deliberato il pagamento di 50 mila euro per la prova mondiale di Motonautica del luglio scorso svoltasi nelle acque del porto.

Sono stati un milione e 700 mila gli euro pubblici spesi per realizzare il famoso sottopasso di via Torpisana, ossia quasi il doppio di quelli previsti nella gara d’appalto. Doveva essere consegnato nel novembre del 2009 e invece fu inaugurato con 27 mesi di ritardo. E nonostante il denaro investito e il tempo trascorso aspettando che fosse realizzato, si è rivelato una pericolosissima trappola. Anche ieri.

Un’altra considerevole somma è stata spesa per realizzare il nuovo recinto che separa via Torpisana dalla stazione ferroviaria. Un muro tirato su in maniera cervellotica  (foto) perché essendo a tenuta stagna per un buon metro nella sua parte inferiore, trasforma la strada in una enorme vasca da bagno impedendo all’acqua di disperdersi e provocando gli allagamenti che ieri hanno devastato non solo la via principale, ma anche le strade vicine, coinvolgendo garage e abitazioni, sommergendo auto.

 

E situazioni simili, provocate da scellerate soluzioni urbanistiche (come quella di realizzare la questura e un intero quartiere nella zona di sbocco del canale Patri senza prima mettere in atto un progetto che consentisse il deflusso delle acque nei momenti di piena) si verificano puntualmente sempre nelle stesse zone della città.

Sintesi perfetta dell’incapacità di trovare una qualsiasi soluzione è il collassamento puntuale di viale Amerigo Vespucci, una strada il cui confine è il mare eppure non si riesce a far defluire l’acqua due metri più in là. Appena piove viene chiusa.

Patologica la situazione di via Materdomini dove l’improvviso sviluppo urbanistico non è stato accompagnato da un adeguamento delle strade, del sistema fognario, dell’illuminazione.  E così anche la zona di via Martini, al rione Sant’Elia, dove sono stati costruiti strade e marciapiedi ma non si è pensato che qui piove spesso e a volte anche parecchio.

Ma l’aspetto più pericoloso è lo stato di assuefazione e quasi di rassegnazione che fanno da corollario a questi eventi, considerati ormai un clichè al quale ci si dovrebbe abituare. Si pensa solo a contenerli, a fronteggiarne le conseguenze (stoico il lavoro di Protezione civile, vigili del fuoco e urbani) rimettendo a posto i cocci. Ma passata la buriana nessuno si pone il problema di cominciare a evitarli. Perché la pioggia è un evento naturale, l’allagamento no.

Nessuno pensa a cosa fare del muro di via Torpisana, che andrebbe demolito o almeno modificato per consentire il passaggio dell’acqua. O dei due sottopassaggi, vere e proprie trappole. E di tutte le altre zone che collassano sistematicamente con le prime piogge.

E invece da stamani il peggio sembra essere passato un’altra volta: le idrovore svuotano, gli operai rattoppano le strade trasformate in groviera e siamo certi che a Palazzo nessuno si starà ponendo il problema, confidando nella clemenza del tempo e sperando in un rapido arrivo della bella stagione. Che l’acqua è più bella con i bolidi di Formula 2 che ci corrono sopra piuttosto che i gommoni dei vigili del fuoco.