Ecco quali sono le partite truccate: ora il Brindisi rischia la radiazione

Ora il Brindisi rischia la definitiva radiazione dal campionato di serie D. Emergono infatti dalle indagini effettuate dalla procura antimafia responsabilità dirette di tutti i massimi dirigenti della società. per fortuna totalmente estranei, almeno dalle carte di questa indagine, giocatori e tecnici i quali hanno tentato fino all’ultimo di rispettare la maglia e i tifosi.
Le indagini sono state condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed eseguite dalla sezione criminalità organizzata della Squadra mobile del capoluogo calabrese e del Servizio Centrale operativo di Roma. Due i gruppi criminali organizzati che gestivano le combine, uno in Lega Nazionale dilettanti e l’altro in Lega Pro. Migliaia le intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate che dimostrerebbero l’accanimento con cui le partite venivano manipolate per raggiungere risultati sportivi falsari e favorire scommesse pilotate su risultati già conosciuti.
Al centro dell’organizzazione il clan Iannazzo della ‘ndrangheta calabrese. Partendo da alcune telefonate di Pietro Iannazzo si sono scoperti i suoi rapporti con il presidente del Neapolis Mario Moxedano e con il direttore sportivo della stessa squadra, Antonio Ciccarone. Era questo il fulcro dell’organizzazione: i dirigenti del Neapolis, che milita in un girone della serie D diverso dal Brindisi, erano nelle condizioni di contattare giocatori della categoria disposti a falsare i risultati delle partite. Il collegamento tra loro e Flora era rappresentato dal “consulente di mercato” del Brindisi Savino Daleno che con il Neapolis aveva giocato due stagioni, dal 2010 al 2012, prima di appendere le scarpette al chiodo.
Due le partite della stagione sportiva appena conclusa che il Brindisi avrebbe vinto pagando alcuni giocatori della squadra avversaria: Brindisi-San Severo 2-1 e Pomigliano-Brindisi 0-4.
Nella gara Brindisi-San Severo del 30 novembre 2014, i biancazzurri vinsero con la complicità del portiere dauno William Carotenuto che si sarebbe fatto segnare volutamente due gol con altrettante “papere”. La vittoria del Brindisi era avvertita da Flora come un obbligo di natura aziendale dovendo affrontare dei tagli. Vincere era irrinunciabile.
La partita Pomigliano-Brindisi venne giocata poche settimane dopo, il 14 dicembre 2014 e faceva parte di un “filotto” di vittorie del quale Flora aveva bisogno e per aggiudicarsi la quale fu comprata la disponibilità di alcuni giocatori del Pomigliano. Per quell’incontro Flora avrebbe sborsato 15 mila euro.
I reati ipotizzati sono associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva e alla truffa. Facevano tutti parte di un’associazione criminale, operante a livello nazionale che da un lato truccava le partite per far raggiungere a squadre concordate l’obiettivo della promozione e dall’altro a a realizzare vincite sicure in scommesse sportive, con la complicità di giocatori corrotti. Il tutto ai danni di altre società sportive non coinvolte, del pubblico pagante (che veniva preso in giro assistendo a partite il cui risultato era già deciso), di giocatori onesti e degli scommettitori leali.
Ricordiamo i fermati legati al Brindisi o alla provincia di Brindisi: Antonio Flora, 69 anni, di Bari, presidente del Brindisi sino al 7 aprile scorso; il figlio Giorgio, 33 anni di Gioia del Colle, vicepresidente; Vito Morisco, 46 anni, di Bari, ex direttore generale del Brindisi e da aprile proprietario del 98% delle quote; Savino Daleno, 40 anni, di Barletta, ex calciatore e consulente di mercato del Brindisi.
Tra i cinquanta fermati ci sono altri tre brindisini: Massimiliano Carluccio, 34 anni, di San Pietro Vernotico, socio occulto e dirigente di fatto della Pro Patria, e i suoi due collaboratori, Marcello Solazzo, 32 anni, residente a San Pietro, e Raffaele Pietanza, 34 anni, nato e residente a San Pietro Vernotico.