Cascione, clamorosa confessione davanti al magistrato. E ora vuole patteggiare

Con una clamorosa confessione l’ex sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione, ammette tutte le accuse che erano costate a lui e a gran parte degli assessori della sua giunta l’arresto, dice addio probabilmente per sempre alla carriera politica e chiede il patteggiamento della pena.
Cascione si è presentato davanti al pm Antonio Costantini, titolare dell’inchiesta sugli appalti pilotati a Cellino San Marco, e ha ammesso tutto, avallando le accuse che erano state mosse nei suoi confronti: associazione per delinquere, corruzione, concussione, turbativa d’asta e peculato.
L’ex sindaco, che è avvocato penalista e che con l’arresto ha visto compromessa anche la sua attività professionale, formulerà richiesta di patteggiamento a una pena di 3 anni e 6 mesi. Si trova dal 29 aprile scorso agli arresti domiciliari dopo che il 10 aprile era finito in carcere insieme ad altre 13 persone tra politici e imprenditori che avrebbero lucrato sugli appalti pubblici.
L’ex sindaco di Cellino aveva ottenuto i domiciliari dal Riesame: dopo lo scioglimento del Comune di Cellino era stato anche emesso un decreto di incandidabilità.
La confessione di Cascione (che era assistito dal suo legale Giuseppe Guastella) è un autentico terremoto anche per la posizione degli altri indagati. E’ probabile infatti che nel corso dell’interrogatorio l’ex sindaco abbia non solo confermato ciò che gli inquirenti avevano già appurato, ma potrebbe aver fornito nuovi elementi utili a chiudere definitivamente il cerchio su ciò che è avvenuto a palazzo di Città di Cellino San Marco, prima dello scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
Nei giorni successivi all’arresto, Cascione aveva fatto trapelare un atteggiamento molto diverso rispetto a quello espresso con l’improvvisa decisione di rendere piena confessione al magistrato. Sembrava fosse orientato a difendersi dalle accuse, così come hanno fatto gli altri personaggi coinvolti nella vicenda. Poi l’improvvisa scelta di ammettere tutto e sperare nella clemenza della giustizia. L’avvocato Massimo Manfreda, suo difensore sin dai momenti immediatamente successivi all’arresto, nei giorni scorsi aveva rinunciato al mandato per evidenti divergenze sulla strategia di difesa.