Immersione settembrina nella secca di Sant’Andrea

Incoraggiati dalla lettura delle previsioni del tempo del Colonnello Ghiatoro Stattisotu, riportate sulla pagina facebook di Senzacolonnenews.it che parlavano di  “vientu ngarbatu, mari na nticchia mossu, a ci non senti friddu si po’ sceri cu si va simbuzza”  e seguendone alla lettera il consiglio, sabato mattina ci siamo organizzati per una bella simbuzzata, pardon, una  immersione ed a bordo del fedele “Cilona” siamo giunti sul luogo prescelto che, per ragioni anche di spending review, cioè tenuto conto di quanto accidenti costa adesso il carburante, era molto vicino alla costa a poche centinaia di metri dall’uscita dal porto, sulla Secca di Sant’Andrea.

La quiete del mare settembrino, terminata l’invasione ferragostana delle migliaia e migliaia di bagnanti che hanno invaso per due mesi la costa nord di Brindisi, è un qualcosa che ti riappacifica con il mondo intero e l’acqua assolutamente cristallina ti accoglie in un caldo abbraccio pregna come è, ancora, del tepore estivo.

I grandi pesci ancora non si sono avvicinati a riva – se si eccettua un grosso dentice che è fuggito a razzo non appena ci ha intravisto –  e per vederli dobbiamo pazientare ancora qualche settimana, ma le  miriade di pescetti, castagnole nere, cazzi di re variopinti e gli immancabili banchi di saraghi sono uno spettacolo che ti riempie ugualmente gli occhi e ti soddisfa.

Sul cappello della secca tantissime spugne gialle dalle strane forme quasi aliene e, ad una dozzina di metri di profondità, una enorme quantità di coloratissimi nudibranchi, strani lumaconi senza guscio, della lunghezza di una dozzina di centimetri, con i loro curiosi ciuffi branchiali ben in mostra e dalle diverse tonalità cromatiche, dal giallo, all’azzurro, dal marrone al blu intenso, sembravano essersi radunati per fraternizzare tra loro e per posare per l’obiettivo della mia macchina fotografica scafandrata.

Una grossa cozza penna si notava a fatica nell’intrico della caluerpa racemosa, la micidiale ed invasiva alga killer originaria del Mar Rosso che ha invaso da qualche anno a questa parte i nostri mari e che sta sostituendo la nostrana ed utilissima posidonia.

Immancabili le vestigia del passato dai vecchi reperti risalenti ad un paio di millenni addietro, pezzi di anfora in terracotta e simili, a ricordi assai meno piacevoli ed edificanti come i residuati bellici, ma nella quiete del mare tutto appare bello ed in concordia con la natura anche i segni delle brutture e della barbarie dell’uomo.

Un’ora passa in fretta e l’aria nelle bombole comincia a scarseggiare, per cui non resta che risalire lentamente, seguendo la cima dell’ancora, verso il gommone e far rotta, nuovamente, verso il porticciolo Marina di Brindisi, nostra base di partenza.

Alessandro Caiulo

{gallery}cultura/sub1{/gallery}