L’amore non basta, soprattutto in salotto: applausi al “Verdi” per “Provando… dobbiamo parlare”

di Giusy Gatti Perlangeli

Quando gli spettatori entrano nel teatro, si trovano di fronte al sipario già aperto che rivela un interno borghese, un salotto “con vista da tremila euro al mese”: dietro ad esso, altri ambienti celati da pannelli che all’occorrenza si alzano, rivelando la camera da letto e il bagno della coppia che vi abita.
In primo piano, a sinistra rispetto alla platea, un piccolo acquario con un pesce rosso (che scopriremo parlante a commentare la vicenda), e un gatto (invisibile, ci dirà lo stesso Rubini) che scorrazza per la casa.

Cast d’eccezione venerdì 16 al Verdi di Brindisi. Un Sergio Rubini scoppiettante (Vanni) interagisce, in una sorta di “gioco delle parti” con Isabella Ragonese (Linda), Fabrizio Bentivoglio (Il Prof.) e Michela Cescon (Costanza).
Due coppie di amici più che mai diverse tra loro, dalla sera all’alba del giorno dopo, si incontrano e si scontrano in un groviglio di bugie, cose dette e non dette, segreti e scomode verità.
La storia: Linda e Vanni si preparano per andare al vernissage della mostra di Basquiat.
Lui è uno scrittore (un Premio Strega e due best sellers alle spalle), il fascino dei cinquant’anni ben portati e quella trascuratezza radical chic da intellettuale di sinistra; lei è la compagna di vent’anni più giovane (velleità di scrittrice e ghostwriter degli ultimi romanzi di Vanni) che ancora pende dalle labbra del maestro.
Tentano di non rispondere al telefono, ma sono costretti ad aprire la porta quando la loro amica Costanza (medico dermatologo), irrompe nell’appartamento per sfogarsi del tradimento del marito, un famoso cardiochirurgo romano. Subito dopo arriva il fedifrago a dare la propria versione. Le prove del fattaccio stanno tutte nella chat di whatsapp che la moglie ha “girato” sul proprio telefonino, invadendo la privacy del marito.

“Dobbiamo parlare!” è un incipit che non lascia presagire nulla di buono. E’ una frase che apre il vaso di Pandora di quelle verità che feriscono perché dette in faccia, senza schermi, sia nell’amore che nell’amicizia.
Tra accuse e giustificazioni si scopre che il Prof. non è l’unico ad aver compromesso la solidità della coppia, tenuta insieme, più che da un autentico sentimento, da interessi economici e convenzioni sociali.

Linda e Vanni, che non sono sposati, non hanno beni materiali in comune, ma condividono solo un bell’attico in affitto al centro di Roma e centinaia di libri che non sanno più dove mettere, sono travolti e intrappolati in un crescendo vorticoso di rivelazioni, minacce, insulti, bugie e verità.
Il salotto si trasforma in un vero e proprio campo di battaglia perché tutto quello che giace nelle pieghe più riposte della coscienza viene fuori senza più freni.

Alla fine, nel gioco delle coppie, tutto sia aggiusta fuorché l’amore: la coppia borghese dei due medici esce di scena ricompattata sulle solide basi dell’utilitarismo perbenista, il pesce rosso trova una compagna nella pesciolina che una vicina ha lasciato sullo zerbino prima di partire per le vacanze, mentre l’idillio tra Linda e Vanni è l’unico ad andare in frantumi sotto il peso insopportabile dell’unica verità che viene fuori alle prime luci dell’alba: l’amore non basta a tenere unite due persone. Non vista, Linda uscirà dalla scena e dalla vita di Vanni per sempre.

Prima ancora che la messinscena avesse inizio, Sergio Rubini ha raccontato al pubblico come questa sia nata, in realtà, dalle prove dell’omonimo film (”Dobbiamo parlare”) uscito nelle sale nell’ottobre 2015. Rispetto al film, Rubini caratterizza lo spettacolo teatrale con stratagemmi di chiaro sapore pirandelliano, facendo ricorso ad una dimensione meta-teatrale, interrompendo talvolta il flusso della narrazione con la simulazione di vuoti causati dal ritardo o dall’assenza degli attori alle prove, piuttosto che attraverso le intromissioni dell’assistente alla regia. Un omaggio al Pirandello più grande, quello dei Sei personaggi in cerca d’autore, de Il gioco delle parti e di Stasera si recita a soggetto.

Attori spumeggianti e istrionici in una pièce brillante, moderna e intelligente che strizza l’occhio al teatro e al cinema francese: penso a Le Prénom, che è diventato un film uscito in Italia col titolo Cena tra amici (per la regia di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte), a Nos Femmes di Richard Berry che, dopo decine di repliche al Théâtre de Paris, è stato anch’esso portato sul grande schermo. Attinenze evidenti anche con Il nome del figlio di Francesca Archibugi e Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese.
Tradizione e innovazione: il connubio perfetto per due ore di godibilissimo teatro.

PROVANDO… DOBBIAMO PARLARE 
uno spettacolo scritto da  Carla Cavalluzzi – Diego De Silva – Sergio Rubini
regia Sergio Rubini

Con Fabrizio Bentivoglio, Michela Cescon, Isabella Ragonese, Sergio Rubini
la voce del pesce rosso è di Giorgio Gobbi
scene Luca Gobbi 
costumi Patrizia Chericoni 
luci Luca Barbati
regista collaboratore Gisella Gobbi 
prodotto da
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con PALOMAR Television & Film Production, fondata da Carlo Degli Esposti