L’estate in cui moriva un ventennio. E si rischiava a catastrofe

di Giancarlo Sacrestano

Il susseguirsi impetuoso di fatti drammatici e tragici scandiscono il tempo dell’estate 1943.A settanta anni da allora, risulta ancora difficile staccare le emozioni e il dolore, enorme, che quelle scelte comportarono, dalle ragioni, a volte ancora misconosciute, che resero necessario, imporre nel peggiore dei modi, il cambio di rotta ad un popolo, ad una nazione, i cui costi e conseguenze, sono ancora oggi testimoniate dalla enorme difficoltà che ogni italiano incontra nel dimostrare la propria affidabilità.

Solo la rilettura storica dei fatti,  accaduti  nelle settimane precedenti allo sbarco del Re e del governo a Brindisi, ci si avvede che la scelta della fuga e l’approdo a Brindisi rispondono alla logica della salvezza.

Brindisi si conferma approdo di speranza. Dignità che le ha riconosciuto la Storia, in forza della sua quasi trimillenaria funzione di porto sicuro ed accogliente, vissuto da popolazione mite e propensa alla generosa accoglienza. Così accadde per Federico II nel 1230 quando nessun porto pugliese lo voleva accogliere; così è accaduto per intere popolazioni d’oltre adriatico che a migliaia, nel XV secolo hanno popolato i nostri territori; così è accaduto per il salvataggio dell’esercito serbo e per giungere ai nostri giorni alle migliaia di fuggiaschi d’Albania cui fu riservata un’accoglienza solidale. Così non poteva essere per quel manipolo di uomini, Re, Regina, principer ereditario e governo che alle 14,30 del 10 settembre del 1943 chiese approdò a Brindisi.

Il resoconto dei 90 giorni che hanno preceduto l’approdo brindisino, permette una più facile interpretazione delle scelte operate a Brindisi e dell’importanza che questa piccola e periferica città, chiamata all’onore di rappresentare per 5 mesi il progetto della rinascita del Paese, ha ricoperto.

9 – 10 luglio 1943 – Sicilia sud – orientale:

 le forze armate di Stati Uniti, Regno Unito e Canada, sbarcano in Sicilia. Con circa 480.000 uomini. Si oppongono le forze dell’alleanza italo-tedesca che contano sul campo 290.000 uomini. Al 17 di agosto le perdite militari italiane sono le più ingenti: dei 260.000 abili, di cui “solo” 170.000 effettivamente combattenti (!), solo 106.494 resisteranno indenni. 4.325 sono i morti; 32.500 i feriti; 116.681 i catturati. La prima vera campagna di guerra combattuta sul suolo nazionale, dichiara senza mezzi termini la completa inconsistenza militare dell’Italia fascista. La guerra che dal 10 giugno 1940 impegnava l’Italia su diversi fronti esteri, scuoteva fino nel suo intimo le ragioni stesse di un regime, che in quelle ore denunciava tutta la sua fragilità ed inconsistenza. A crederci nel fascismo, neppure lo stesso Mussolini.

Venerdì 16 luglio 1943 Roma – Al Presidente della Camera dei Deputati, Giovanni Giuriati, il Duce del fascismo, Benito Mussolini, appare un uomo stanco. Un Mussolini che messo di fronte alla possibilità di essere liberato da una tortura o da un incubo, difficilmente avrebbe trovato in se stesso le risorse per resistere alla tentazione di lasciarsene liberare. Secondo Giuriati, il Duce non era più un capo perché aveva capito che il suo compito dittatoriale era irrevocabilmente finito. L’ordine del giorno del gerarca Dino Grandi gli apriva la via alla sola ritirata che in quel momento atroce era possibile. Eppure è nelle stesse ore che Mussolini, oramai consapevole della sua fine, ipotizza di convincere il Re a concedergli altro tempo con la promessa di riuscire a tirare fuori dalla guerra l’Italia entro il 15 settembre.

Domenica 25 luglio 1943 – con la mozione proposta dal deputato Grandi, il Gran Consiglio del fascismo, sfiducia il presidente del Consiglio dei Ministri, Benito Mussolini. Dopo il colloquio col Re, Vittorio Emanuele III, il duce del fascismo, che per oltre vent’anni ha governato il Paese, viene trasferito – per garantire la sua sicurezza personale – presso la caserma degli allievi carabinieri di via Legnano. Nuovo Presidente del Consiglio viene nominato il Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio.

Mercoledì 28 luglio 1943 palazzo del Quirinale – Il Re discute col suo aiutante, il generale Puntoni: . . . Alle parole del Re, il generale si ferma sconcertato. .

Mercoledì 28 luglio, isola di Ponza – Mussolini scrive a Badoglio: .

Giovedì 29 luglio – Londra-Washinghton – nel corso di una telefonata, intercettata dai servizi segreti tedeschi, il primo ministro inglese Churchill informa il presidente americano Roosvelt della situazione italiana e del fatto che il nuovo presidente del consiglio italiano, Badoglio intenda proseguire la guerra con l’alleato tedesco. Churchill sottolinea al presidente statunitense quanto sia importante per la Gran Bretagna il controllo sull’Italia in particolare ed il mediterraneo in generale

Martedì 3 agosto 1943 – ore10.45, Brindisi – Le parole del primo ministro inglese non tardano a dare prova del loro peso. A sole 8 miglia dal porto di Brindisi Il sommergibile inglese UNRUFFLED, affonda con due siluri, la nave “Città di Catania” adibita al trasporto, dal porto albanese di Durazzo, dei militari italiani impegnati sul fronte greco. Dei 491, (forse 512) uomini a bordo ben 199 muoiono nonostante gli immediati soccorsi.

Sabato 7 agosto 1943 – Roma – Il Consiglio della Corona, un organismo di cui facevano parte, oltre al sovrano, il Maresciallo Badoglio, il Capo di Stato Maggiore Ambrosio, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Roatta e il comandante dei servizi segreti Giacomo Carboni, approvò a maggioranza di due terzi, la decisione di uscire dalla guerra. Ambrosio propose Giuseppe Castellano quale rappresentante italiano per le trattative di pace con gli anglo-americani,

19 agosto 1943 – Lisbona – Il generale Giuseppe Castellano incontra segretamente lo statunitense Walter Bedell Smith e il britannico Kenneth Strong cui consegnò la disponibilità dell’Italia ad una resa. Al fine di evitare una posizione egemonica di uno degli alleati, (la supemazia militare statunitense o la brama di controllo dei traffici commerciali nel mediterraneo dei britannici) si decise di non dover provvedere alla conquista militare dell’Italia … continua: il prossimo articolo sarà pubblicato martedì 3 settembre 2013